mercoledì , 22 Marzo 2023

SCREAM VI

Sopravvissute ai tragici eventi di Woodsboro, Sam e Tara Carpenter si trasferiscono a New York. Tara è intenzionata a vivere una vita normale e mettersi tutto alle spalle, mentre Sam è preoccupata che un nuovo assassino possa prenderle di mira e vuole proteggere la sorella minore. Quando cominciano a diffondersi le notizie su omicidi ad opera di assassini travestiti da Ghostface, Sam si unisce al detective Bailey, a Kirby Reed e a Gale Weathers per organizzare una squadra e difendersi dalla minaccia.

Giunto sorprendentemente al sesto capitolo, Scream si trova di fronte al consueto ostacolo da superare, dovendo nel contempo mantenere viva la tensione e vincere gli scetticismi da sequel.

Primo episodio non ambientato a Woodsboro nonché privo della sua storica protagonista, Sidney Prescott, Scream VI si trasferisce nella metropoli e cerca di dimostrarci come viali illuminati e piccoli appartamenti possano celare insidie pari a quelle delle villette di provincia. Per sua natura, fortemente metacinematografica, Scream è da sempre condannato a giocare al rialzo. Nato nel 1996 come meta-horror, ideato da Kevin Williamson (Dawson’s Creek) e diretto da Wes Craven (NightmareL’ultima casa a sinistra), consapevole di quel che il genere aveva rappresentato nel decennio precedente, Scream ha codificato il concetto di film horror autoriferito, che tratta dei meccanismi del cinema horror e li sviscera, analogamente a quanto Ghostface compie sulle proprie vittime.

Le famose “regole” e “priorità” – chi muore per ultimo, cosa non fare per non finire ammazzato, ecc. – sono diventati un culto trans-generazionale, superiore al valore dei singoli film, di cui pochi ricordano i dettagli, al di fuori della cerchia dei fan incalliti. Per poter offrire nuovi spaventi la sceneggiatura non può che intorcinarsi quindi in ragionamenti su se stesso e sul proprio mito, sul potere dell’emulazione come nuova affabulazione, servendosi di Stab, il film nel film, ossia la versione di Scream che esiste nel piano diegetico del film e si ispira alle vicende di sangue avvenute (che lì sono cronaca).

Insieme a questo giochino intellettuale, il film ha però la necessità commerciale di rivolgersi a un target di teenager e di non rassegnarsi alla senescenza, fatto che porta a limitare la complicazione degli arzigogoli teorici in favore di un “sano” intrattenimento slasher, a base di uccisioni violente e situazioni ripetute fino all’inevitabile – ma spesso deludente – colpo di scena rivelatore. E che porta a insistere su un cast che strizza l’occhio a più generazioni, ma privilegia il lato teen (Jenna Ortega) su quello boomer (Dermot Mulroney, che sovraccarica all’inverosimile la sua caratterizzazione, Courteney Cox o l’ex teen-idol Hayden Panettiere).